Amore inquinato

Una porta e un albero. Li ho incontrati nel sito d'arte M50 o Moganshan 50
che ospita diverse diversi artisti e gallerie d'arte contemporanea

Con le città dove vivo è un po' come con le storie d'amore con due uniche differenze. La prima che il numero di legami sentimentali della mia vita, e a questo punto possiamo tirare già le somme, è di gran lunga inferiore al numero di posti dove ho trascorso la mia esistenza e la seconda che almeno le città sono sempre io a lasciarle.
Legami urbani infatti destinati a non durare ai quali tuttavia mi ostino a dedicare tempo ed energie invece di farmi i fatti miei e costruirmi una bolla di quotidianità in cui rifugiarmi e proteggermi senza mai spingermi oltre. 
E così anche di Shanghai mi sto lentamente innamorando anche se so che non dovrei. 

Presa di petto e in antipatia fin dall'inizio perché mi portava via da Nuiok che è sempre stata la città del cuore, quella in cui alla fine mi sarei fermata per sempre perché era scritto nel mio destino e bla bla bla, Shanghai non si è arresa ma, con la delicatezza e la poesia che, al di là degli sputi, la contraddistinguono mi ha preso la mano ed in silenzio mi ha portato fuori nei suoi viali alberati, fra la biancheria stesa e le rughe dei vecchi che ti sorridono dalle loro sedie fuori nei vicoli, lungo il fiume, sotto i grattacieli audaci di Pudong, nei ristoranti ruspanti a mangiare scodelle di noodles o nei locali più tirati dove, spesso, ho la sensazione di essere ripiombata in quell'atmosfera coinvolgente ed accattivante tipica di Nuiok.
Solo che qui il ritmo è più lento e pacato. Nei parchi, poca breakdance e musica pop ma piuttosto anziani che, sfidando artriti varie, danzano o fanno bizzarre ginnastiche ai ritmi di nenie cinesi. Per strada le auto sembrano sprovviste di clacson ed i motorini elettrici, come le biciclette, sono tanti ma silenziosi.
La metropolitana non è un girone dantesco ma pulita, chiara ed efficiente. E poi sono tutti loro così apparentemente uguali e monocromatici ad infondermi un senso di ordine e di pace interrotto solo dal cicaleccio incomprensibile.


Il teatro in strada. Storie che si intrecciano sui marciapiedi di Shanghai con un'unica certezza
le mutande sempre appese alle finestre



Questa è una coppia che incrocio sempre quando attraverso il parco vicino a casa.
Fanno una specie di scherma al rallentatore













Tuttavia, mentre ne tesso le lodi, da due giorni il livello di inquinamento dell'aria è decisamente peggiorato e la vita quotidiana ne risente. In giro si vedono tanti aggirarsi con le mascherine incollate sui nasi, cosa che a me fa pensare ad un attacco chimico in corso e mette una discreta ansia, anche se sto cercando di prenderla cool a differenza di molti colleghi occidentali che si chiudono a casa, anche per settimane intere, non aprono le finestre e hanno purificatori ovunque. Così, da un lato, cerco di non farmi contagiare dall'isteria collettiva, dall'altro, quando esco per fare due spese con il naso all'aria, scatta la domanda : Morirò ?


Anche l'Iphone ce lo ricorda : occhio all'aria ! 
Da quando siamo qui il livello di inquinamento non è mai stato allarmante, abbiamo avuto diverse giornate di cielo blu ed un clima decisamente mite. Pare però, e a ragione, che il momento critico arrivi in concomitanza con l'inverno quando con il riscaldamento acceso la qualità dell'aria peggiori drasticamente.
Detto questo, la vita resta una questione di prospettive. E mentre noi controlliamo l' AQI (Air quality index) su delle app occidentali, quelle cinesi, sempre più ottimiste, mostrano valori di inquinamento molto più bassi tanto che in giro si vede gente fare persino jogging. Vuoi mettere morire ma in forma ?

Ad ogni modo, dopo l'acquisto di un meraviglioso purificatore scandinavo che trasforma l'aria di casa in quella di un rifugio su un fiordo, mi attiverò anche per procurarmi delle mascherine da esterni. E così tranquillizzerò la madre di una compagna di nuoto di Matteo che, proprio venerdì, ha persino esitato a portare la figlia in piscina per evitarle di attraversare quei dieci metri da cui dista il suo palazzo. Poi purtroppo ha cambiato idea e mi sono sorbita per una ventina di minuti tutte le sue Shangafobie, dall'aria ai prodotti tossici per cui lei non acquista nulla in questo paese e si porta tutto dagli States dove, a mio avviso, vendono esattamente le stesse cose ma tre volte più care. Però, come succede spesso quando chiedo agli ansiosi come lei perché non se ne tornino a casa, mi sembra che siano i privilegi che questa città regala a molti expat, come l'autista e la donna delle pulizie che non costano nulla, a compensare il rischio continuo di estinzione della famiglia. Vuoi mettere mandare a scuola i tuoi figli, si, intossicati ma con il driver ?

Ecco, magari sbaglio perché l'autista non ce l'ho, ma penso che sia più importante per i miei bambini respirare aria pulita e quindi, nonostante il crescente affetto per la città, quando si presenterà l'occasione giusta sarò felice di andarmene perché dopo tutto, Shanghai, io ti amo ma tu mi intossichi.
Nel frattempo, però, voglio godermela e, con le giuste precauzioni, continuare a frequentarla per conoscerla meglio. Un giorno ci lasceremo, spero da viva, ma vorrei portarmi via in valigia più bei ricordi che purificatori. 

Commenti

  1. Un po' estemporaneo ma sentito, visto che mi hai regalato così tanti piacevoli viaggi ad occhi aperti: buone feste! che sia un 2017 pieno di occasioni da festeggiare! e...torna ascrivere, we miss you!

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  2. Grazie e ricambio !! Mi piace l'idea di riuscire a far viaggiare anche solo con il pensiero. In fondo è anche più comodo :-)) Prometto che scriverò più spesso !

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